Avviciniamo il benessere dell’essere vivente all’interno dello spazio abitato all’alta efficienza energetica e a un impatto sull’ambiente meno gravoso possibili.
Evitiamo “rumori visivi”, dove il rumore è fastidio che impedisce la comprensione e l’appropriazione dello spazio da realizzare.
Valutiamo attentamente le condizioni del contesto, in modo che i nostri edifici rispondano in modo bio-logico al mondo circostante, con un proprio metabolismo in sintonia con le sollecitazioni ambientali. Ci chiediamo spesso che cosa sia realmente sostenibile ed efficiente in un progetto di architettura e nella sua realizzazione. Sempre ci troviamo a ragionare su quali siano le strategie che la Natura ha messo in atto per proteggersi e per permettere, in modo realmente sostenibile, lo sviluppo della vita. La Natura ha determinato scelte precise per le proprie “edificazioni”, con strategie locali ad impatto molto basso. Penso ad esempio alle noci. Se ne osservo una in sezione noterò che il guscio, sottilissimo in proporzione al seme, prende esattamente la forma dello stesso. Mi ricorda un edificio unifamiliare in cui le stanze sono strutturate per avere la forma di contatto meno grande possibile, in modo da rendere minimo lo scambio termico con l’ambiente esterno. Potremmo dire che il volume interno è il calco stesso dell’abitante seme con una perfetta identificazione tra funzione e dimensioni.
Nella storia dell’architettura, dall’uso degli arazzi a parete o dei tendaggi, nelle boiseries lignee o nei baldacchini o nell’uso delle intercapedini fatte con gli arellati in canne palustri e calce aerea, la segregazione di aria hanno da sempre contribuito alle strategie di recupero e contenimento energetico. Queste soluzioni tecniche, spesso ad imitazione della natura, hanno elevato la sensazione di benessere fisiologico limitando lo scambio per irraggiamento tra corpo e terza pelle. Questa è l’efficienza che tendiamo a perseguire.